Uno dei nomi più diffusi in paese è Giuseppe e chi porta questo nome se ne sente onorato, non per puro caso, ma per la forte devozione che si ha verso San Giuseppe, sposo di Maria e padre di Gesù. La liturgia ecclesiastica aveva fissato la Festa di San Giuseppe il 19 marzo, ma da qualche decennio è stata spostata alla domenica più vicina, riconosciuta anche come ” Festa del Papà ” . Questo giorno importante comprende la messa cantata, il panegirico di San Giuseppe, la processione, il suono della fanfara e i fuochi d’artificio. La festa inizia circa una settimana prima, con cerimonie solenni che si svolgono all’interno della chiesa di S. Giuseppe e con la distribuzione delle ” pagnottelle ” da parte delle famiglie che, con forte devozione, si impegnano nella preparazione.
LE PAGNOTTELLE DI SAN GIUSEPPE
Le pagnottelle sono preparate e cotte nel forno di casa. La sera, prima dell’infornata, le famiglie coinvolte preparano tutti gli ingredienti e gli strumenti necessari per l’impasto, formato da farina di grano duro, acqua, sale e del lievito che fermenta la pasta. Al mattino presto le donne di casa si mettono a lavoro, beneficiando l’impasto nella “mesa” ( o ” a secchj ” ) di legno con un segno della croce prima di iniziare. La pasta viene poi cosparsa di semola e sistemata nella mastra dove, coperta da un panno bianco, viene lasciata riposare. Dopo qualche ora dalla lievitazione, viene preso l’impasto e sagomato in pagnottelle, tutte segnate con un simbolo cristiano; la fase finale è la cottura, dove le pagnottelle vengono messe nel forno a legna. Vengono spesso utilizzati ceppi d’ulivo e di quercia per alimentare il fuoco, perché questi non lasciano odore: l’ulivo in particolare che, inoltre, arde vigorosamente perché ricco d’olio.
Una settimana precedente la festa, delle famiglie devote cuociono i ” Sfrngiun “, fatti di pasta allungata e fritta in un padellone in acciaio, che vengono offerti alle persone, ma soltanto dopo essere stati portati alla Sacra Famiglia.
Tra i piatti tradizionali di questa festività troviamo anche la ” pasta di San Giuseppe “, distribuita per le case la mattina stessa. Sono bucatini fatti con il sugo rosso e ricoperti dalla mollica dorata del pane. Quest’ultima viene lasciata in forno finché non diventa croccante ( ecco perché “dorata” ) con un po’ d’olio, aglio e prezzemolo.
La festa di San Giuseppe nasce dal bisogno e dall’austerità, in tempi di carestia. Qui prende forma la carità cristiana, con lo scopo di aiutare la povera gente. In passato le famiglie era solite accumulare e risparmiare il più possibile, ma non in quei giorni: quei giorni, quasi a compensare il resto dell’anno, si viveva di generosità. Le famiglie più benestanti, durante il periodo della novena, distribuivano le pagnottelle anche due volte. Sempre in quegli anni una buona abitudine sconsigliava di prendere due pagnottelle dalla stessa famiglia, sapendo che altre persone, anche più bisognose, ne avevano diritto. Se si era fortunati, in una giornata si potevano mettere insieme anche dieci pagnottelle. La tradizione voleva che non venissero tagliate con il coltello, ma spezzate con le mani. Alle famiglie povere quasi non sembrava vero tornare a mangiare pane bianco, tra l’altro servito gratuitamente, dopo interi periodi passati a mangiare pizze di granone o di mais. Oggi come allora i bambini, raccolti sul posto, fanno la fila davanti il portone della padrona di casa, impazienti.
La statua del Santo lo rappresenta in maniera radiosa, mentre tiene in braccio il bambino Gesù. Il culto per San Giuseppe non si limita soltanto ad una forte devozione verso di lui, ma si amplia al concetto di “Sacra Famiglia” che rappresenta le fondamenta su cui si fonda ogni società.
LA TAVOLATA DI SAN GIUSEPPE
Le famiglie devote che si impegnano nei preparativi, per una tradizione tramandata dai genitori o per libera scelta, ospitano nelle loro case tre persone di diversa età e di umili condizioni economiche. Rappresentano La Sacra Famiglia, formata da Gesù, Giuseppe e Maria: Gesù perché è il figlio di Dio reincarnato, Maria perché colei che ha portato in grembo il figlio di Dio e Giuseppe, che simboleggia l’obbedienza che, per amore, ha accettato di crescere un figlio nato per mano di un altro, nutrendolo, allevandolo e accompagnandolo nella vita. Le 3 persone vengono infatti scelte dalla casa, o meglio, dalle persone che la vivono e che ospitano la Santa Famiglia, sicuramente tenendo conto della stima profonda che si prova per queste persone, dall’umiltà, dal modo di porsi, non solo verso la gente ma anche nei confronti della fede. Questi ultimi, raccolti in una stanza, consumano il pranzo in silenzio. Prima di iniziare e alla fine del pasto, la Sacra Famiglia, insieme ai padroni di casa, fanno una preghiera per lodare e ringraziare Dio del pasto donatogli.
Il pranzo è servito dal padrone di casa e comprende 13 pietanze :
1)Insalata di arancia con olio e zucchero; 2)Fagioli; 3)Ceci; 4)Verdura(rape); 5)Patate; 6)Riso; 7)Baccalà in umido; 8)Merluzzo; 9)Asparagi, funghi, lumache (serviti in un unico piatto); 10)Bucatini con mollica di pane e sugo di baccalà; 11)Insalata verde; 12)Merluzzo in agro-dolce; 13)Frutta.
Mentre la Sacra Famiglia consuma il pasto, in una stanza accanto, parenti, amici e tutti coloro che vogliono, mangiano in silenzio e con compostezza; sono loro stessi a decidere dove andare e dove mangiare, tra tutte le famiglie che si fanno avanti in questa tradizione. Una volta partita la Sacra Famiglia inizia il banchetto più rumoroso, più allegro.
E’ una tradizione fatta di devozione e umiltà che è anche uno schiaffo morale nei confronti dell’indifferenza e dell’egoismo.
CHIESA DI SAN GIUSEPPE
A Guardialfiera è presente una piccola chiesa che prende il nome del Santo. La Chiesa di San Giuseppe è molto antica, motivo per cui si conosce ben poco. Si sa soltanto che è stata riedificata nel 1880 e negli ultimi 30 anni sono stati fatti degli interventi recenti che l’hanno riportata al suo antico splendore. Sulla destra presenta una pietra con una scritta, datata 1658, che ci fa intendere quanto antica possa essere.