Nel 1976/77 le acque del Biferno inondarono i terreni a monte della diga di Ponte Liscione formando quello che oggi è il Lago di Guardialfiera. Vennero così sommersi non solo gli orti – “i Giardini”- ma anche i resti dell’antico ponte di Sant’Antonio o, meglio noto, come ponte di Annibale. Il ponte è del periodo angioino intorno al 1200. Secondo i registri angioini è un ponte ricostruito in quegli anni su un antico ponte romano danneggiato da una piena del fiume Biferno.
Nell’800 il ponte giaceva su un’isola (Iscla, Ischia del ponte) formatasi per il continuo mutar di percorso del Biferno. Nell’ampia pianura che iniziava a valle della confluenza con il torrente Cervaro, il Biferno anticamente si divideva in due rami che, riunendosi alle falde di Monte Peloso, formavano una vasta isola in cui si distingueva, ben emergente dal terreno, un’arcata dell’antico Ponte di Sant’Antonio.
Tale denominazione trae origine da una chiesa esistente nella zona, dedicata a Sant’Antonio di Vienna. La chiesa possedeva nell’area terreni con numerose piante di olivi e compare negli inventari dei beni della diocesi guardiese del 1632 e del 1700. Sorgeva sulla sinistra del torrente Cervaro, a qualche centinaio di metri dalla confluenza del torrente stesso con il fiume Biferno. Non più consacrata al culto, la chiesa, fu ridotta verosimilmente ad abitazione rurale e, ancora oggi, quando il livello del lago scende di quota se ne possono vedere i resti murari.
Dalle foto dell’epoca si rileva soprattutto la grandezza del ponte che emergeva, quasi gigantesco, dalle acque del fiume Biferno in piena. La sua mole ed il rivestimento di pietre bianche lo rendevano ben visibile da tutte le colline che circondavano la valle. Nessuna traccia, invece, vi è della strada che certamente esso doveva servire. Doveva essere di certo una strada importante se si considerano le dimensioni notevoli del ponte la cui arcata superstite ha una luce di oltre diciotto metri.
Una riproduzione in miniatura del Ponte è collocata nella Villetta comunale. Oggi, durante i periodi di secca, la sommità dell’arcata dell’antico ponte riemerge dalle acque del lago, offrendo uno straordinario spettacolo a chi si trova a percorrere la Bifernina.
Una piccola traccia del nostro passato e della nostra storia.
CURIOSITA’
PERCHE’ PONTE DI ANNIBALE?
La tradizione vuole che su questo ponte passò il condottiero cartaginese Annibale con le sue truppe per attraversare il Biferno nel recarsi nelle Puglie durante la seconda guerra punica.
Il Masciotta nel suo “Il Molise dalle origini ai nostri giorni”, così scrive: “La costruzione del Ponte di S. Antonio … risale forse ai primi tempi angioini, se non pure senz’altro all’epoca romana, come il suo magistero murario autorizzerebbe ad opinare”. Nei “Regesta angioini” è presente un documento che sembra avvalorare l’ipotesi del Masciotta: “Essendo stato abbattuto dalla piena del fiume Biferno un ponte presso Guardia(alfiera), maestro Roberto di Giovanni da Guardia con oblazioni raccolte ne aveva iniziato la ricostruzione; ma, essendo stato derubato di molti materiali, ricorse al re (Carlo I d’Angiò), il quale ordina ai Baroni e agli abitanti del contado di Molise di non toccare i materiali del ponte, sotto pena di dieci once d’oro. Datum in obsidione Luceris, XX agusti, XII ind. (anno 1269)”.(Registri della Cancelleria Angioina a cura di R. Filangeri, Napoli 1950-1957, Vol II, pag. 175, par.695)
D’altronde, l’idea che Annibale abbia attraversato il Biferno in questa zona non è poi così peregrina se si considera questo passo di Polibio: “Il comandante Annibale, informato dagli esploratori che nella campagna intorno a Lucera e Geronio c’era molto frumento e che Geronio era un luogo per natura adatto per raccogliervelo, giudicando di svernare colà, marciò ai piedi del Monte Liburno (l’attuale Monte Mauro) verso le predette città” (Capitolo cento del libro terzo delle “Historiae” di Polibio).