Il Lago di Guardialfiera, noto anche come Lago del Liscione, è un bacino artificiale risalente agli anni 60-70 nato con lo scopo di fornire acqua potabile ai paesi circostanti per uso di tipo domestico, industriale e agricolo. Si tratta del lago più grande del Molise, se non si prende in considerazione il lago di Occhito, che sorge lungo il confine con la Puglia.
Ha una forma molto allungata e accentuata, la sua area è di 7,45 km², il bacino sotteso ha un’area di 1043 km² e il fondo è prevalentemente sabbioso con una profondità media di circa 2-3 metri. Ospita una ricca varietà di pesci come il cavedano, la tinca e il luccio, diventato per questo meta di molti pescatori. Attorno al lago è presente un vasto paesaggio naturale e su di esso svetta il paese di Guardialfiera, oltre ad offrire un fiabesco panorama che accompagna il viadotto della Bifernina, strada statale che collega Termoli a Campobasso e che attraversa il lago. Sulla sponda est del lago si colloca il punto d’incontro tra il viadotto e il piano della diga del Liscione.
La costruzione del lago e della diga ha purtroppo sommerso dalle acque un antichissimo ponte chiamato Ponte di Sant’Antonio (conosciuto anche come Ponte di Annibale), parzialmente visibile solo in determinati periodi dell’anno, principalmente in estate durante i periodi di secca.
Le Origini : ” I Giardini ”
La diga e il lago artificiale hanno rappresentato il sogno di molti, che vedevano nel cambiamento il mito del progresso e del benessere economico. Portarono infatti a tanti esiti positivi, ma che, allo stesso tempo, rinnegarono la memoria e la tradizione locale, facendo sentire delle persone immesse in un certo ambito, estraniate dal suo rapido mutamento. Queste ultime vivevano nei ” Giardini “, le antiche Terre del Sacramento ioviniane: una successione di colline con piccoli campi coltivati e macchie di foreste che si alternavano a zone aride e scoscese, con qualche pino marittimo sparso qua e là. Presentavano inoltre palazzotti e chiese, un tempo punti di riferimento per il viandante. I Giardini ospitavano molte famiglie, ma era un paradiso terrestre destinato a cadere a causa del frazionamento dei terreni e le condizioni sociali che non hanno permesso l’utilizzazione della terra in modo proficuo. Il clima determinava, a volte, lunghi periodi di siccità che solo l’intelligente utilizzazione del fiume poteva far superare. Un importante protagonista delle vicende del nostro territorio è infatti il Biferno, fiume molisano che dilaga rumoroso tra le rocce.
” Il paesaggio è in genere aspro, con cime brulle e rocciose, con frane e burroni coperti di un’avara vegetazione: rovi, ciuffi di ginestre e macchie di quercioli, di carpini e lecci nani. Nelle terre più basse, dove l’asprezza montana si arrotonda in dolci colline, vi sono boschi di querce e di ulivi; tra una frana e un botro, arrampicati sulle coste dei monti, campi di grano, di granturco e pascoli: piccole estensioni di terre coltivate a braccia con amorevole sapienza. La varietà del paesaggio molisano è singolare; è terra senza riposo, che, talvolta, ha qualcosa di convulso: una specie di tormento geologico raggelato in tempo immemorabile.
(F. Jovine)